In posizione strategica con vista mozzafiato su Scopello e sul Golfo di Castellammare, visibile da tutte le camere "L Antica Cascina del Golfo" è ideale per trascorrere giornate tra mare e campagna, a contatto con la natura e in assoluta tranquillità. Si trova a 800 metri dall'antico borgo di Scopello e a 1 Km dalla bellissima Tonnara con i suoi meravigliosi Faraglioni, nonchè a 1,5 Km dalla Riserva dello Zingaro con le sue bellissime calette e con la sua diversità faunistica elevata non riscontrabile in altri luoghi dell'isola.
L' Antica cascina del golfo è dotata di tutti i confort e di parcheggio privato.Le camere sono tutte con vista mare, aria condizionata, bagno in camera e asciugacapelli, l'arredamento in arte povera con materassi e cuscini
permaflex (per assicurare al cliente un buon riposo) La colazione la potrai gustare nella veranda adiacente le camere godendoti il meraviglioso panorama. Il soggiorno nella Antica Cascina del Golfo è la vacanza idelale per
chi vuole soggiornare in uno dei luoghi più belli della Sicilia occidentale vicino a mete turistiche come San Vito lo Capo, Erice, Trapani con le sue famose saline, Monreale, Palermo, Castelalmmare del Golfo con le terme segestane, Alcamo famosa per il suo vino.
Situato in una posizione favorevole a due passi dal mare nel cuore della natura , il Bed & breakfast l'antica cascina del golfo si presenta come una residenza confortevole ed
elegante. suoi ambienti sono in sintonia con la disponibilità del personale e lo spirito di una terra ricca di cultura e tradizioni.
...La posizione centrale del B&B inoltre favorisce il contatto con l'esuberante vita notturna di scopello, il piacere di un pomeriggio dedicato allo shopping alle passeggiate o il
desiderio di accedere rapidamente alla vicina spiaggia.
L'Antica cascina del golfo è dotata di tutti i confort e di parcheggio privato.Le camere sono tutte con vista mare, aria condizionata, bagno in camera.I bagni sono spaziosi
dotati di asciugacapelli e doccia, l'arredamento in arte povera con materassi e cuscini permaflex (per assicurare al cliente un buon riposo) La colazione la potrai gustare nella
veranda adiacente le camere godendoti il meraviglioso panorama
La struttura offre ai clienti la possibilità di scegliere la formula "Tour di 7 Giorni " che comprende camera, colazione, pranzo a sacco, cena ed escursione giornaliera nei posti più belli della sicilia occidentale. per maggiori informazioni vai alla pagina tour.
Come arrivare:
Aereo: aereoporto Falcone Borsellino - Palermo 091/6019111 >> Aeroporto Birgi - Trapani 0923/891130 - 0923/841589
>> Compagnia Alitalia >> Compagnia Meridiana >> Compagnia Airsicilia
In Automobile: Autostrade Italiane - Portale per l'automobilista AutoPMap.it
Uscita A29 - Castellammare del Golfo inmboccare la strada 187 direzione Trapani - San Vito Lo Capo.
In Autobus: Autobus di Linea >> Segesta tratta Trapani - Palermo - Roma >> Autolinee Russo servizio Palermo - San Vito Lo Capo
In Nave: Porto di Palermo - Porto di Trapani
>> Compagnia Tirrenia >> Compagnia Siremar >> Compagnia Grimaldi >> Compagnia Snav
In Treno: >> Ferrovie dello Stato >> http://www.fersicilia.3000.it/ guida alle ferrovie della Sicilia.
Scopello è forse il luogo più suggestivo e pittoresco dell'intero golfo di Castellammare. E' un piccolo borgo sorto verso la fine del settecento attorno al baglio, sul sito di un precedente casale arabo. In basso, nella stupenda cala limitata dai faraglioni e protetta da vecchie torri di avvistamento, si trova la tonnara, conosciuta da tempo immemorabile (è citata in documenti del 1200) ed attiva fino a pochi anni addietro, con il baglio, gli edifici e i magazzini.
Vi si giunge da Castellammare percorrendo la statale 187 per Trapani, imboccando la deviazione al Km 32.4, passando davanti alla baia di Guidaloca sulla quale si erge una torre cilindrica cinquecentesca. Il nome Scopello deriverebbe dal greco "scopelos" (scoglio), dal latino "scopellum" (scoglio) e dall'arabo "iscubul iactus" (scoglio alto).
Abitata sin dalla preistoria (reperti rinvenuti nelle grotte dell'entroterra documentano la presenza umana a partire dal Paleolitico), la zona era conosciuta da tempi antichissimi per l'abbondanza dei tonni che si pescavano nel suo mare, tanto da essere chiamata dai greci "Cetaria" cioè "terra dei tonni".
Gli Arabi vi fondarono un casale abitato da pescatori e pastori e, nel 1235, Federico II di Svevia, dopo averlo annesso con tutto il feudo alla città di Monte San Giuliano, ne concesse la proprietà ad un gruppo di coloni Piacentini che, però, lo abbandonarono presto a causa delle continue incursioni piratesche. In quei secoli, infatti, i pirati che infestavano il basso Mediterraneo, usavano la baia di Scopello come base per le loro scorrerie: ormeggiando le navi a ridosso dei faraglioni risultavano praticamente invisibili dal largo.
Le torri danno al paesaggio un alone di mistero ed un fascino che mescola insieme natura e storia. Risalgono a epoche diverse e facevano parte di un sistema di difesa e di comunicazione distribuito lungo tutto il perimetro della Sicilia: comunicando tra esse di notte per mezzo di fuochi e di giorno con fumo, si poteva informare in pochissimo tempo tutta l'Isola di qualsiasi notizia di carattere militare. La più antica, probabilmente edificata dagli Arabi a protezione della tonnara, è quella che si erge sul faraglione un tempo collegato alla terraferma, a cui si accedeva forse con un ponte o con una scala intagliata nella stessa roccia.
La torre Doria, dal nome del nobile spagnolo che la fece costruire sul terrazzo che si affaccia a strapiombo sulla baia, risale al XVII secolo. Un'altra, la torre Bennistra, è quella costruita nel XV secolo su un cocuzzolo a sud del baglio e che domina dal suo eccezionale punto di osservazione l'intero golfo di Castellammare.
...I 1.620 ettari della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro si estendono in uno dei paesaggi più suggestivi della Sicilia, nel braccio di terra che, inoltrandosi nel Tirreno meridionale, chiude ad ovest il Golfo di Castellammare. Prima riserva naturale istituita in Sicilia (6 maggio 1981), si sviluppa lungo la costa per oltre sette chilometri, in uno dei pochi lembi di terra ancora integri in tutta l'Isola. Sono montagne che si innalzano dal mare, percorse da sentieri che portano a scoprire scorci di paesaggi di bellezza in cui la luce particolare fa riverberare i colori delle rocce e della vegetazione contrapponendoli alle diverse tonalità di bleu-mare del sottocosta. Strapiombi inaccessibili sui quali Lentischi ed Eriche, Ginestre ed Euforbie, Olivastri e Terebinti, superstiti di quella macchia mediterranea che un tempo ricopriva tutto il territorio, danno rifugio a Falchi, Poiane, Gheppi, Rondoni e Corvi Imperiali.
Nella riserva si trovano oltre 800 specie di piante di grande interesse naturalistico e paesaggistico. Tra esse il Limonio Flagellare (endemico della costa nord occidentale della Sicilia) e il Finocchio Marino, che attecchiscono tra le rocce vicinissime al mare, il Garofanino, il Fiordaliso di Sicilia, la Bocca di Leone e la Stellina Rupestre, che colorano zone più in alto.
Sulle rupi delle aree meno accessibili vivono le specie più importanti: una flora particolarissima, rappresentata da un numero limitato di piante, oggi ancora integra per l'inaccessibilità dei luoghi in cui vegeta: l'Erba Perla, il Vilucchio Turco, la Perlina di Boccone e il rarissimo Limonio di Todaro. Ma la pianta più diffusa è la Palma Nana, che quì raggiunge dimensioni notevoli: oltre all'Ampelodesma (la "Disa"), in alcune zone è talmente fitta da dare al paesaggio l'aspetto tipico della prateria. E' la Gariga, un ambiente risultato dalla millenaria azione dell'uomo, in origine popolato da fitta macchia mediterranea.
Numerose sono le Orchidee Terricole che assieme a Giaggioli, Zafferani, Papaveri e Ranuncoli colorano in primavera i diversi ambienti della riserva. Un aspetto a se costituiscono le depressioni a valle di Monte Acci (la zona dei gorghi tondi, dove la vegetazione, costituita per la maggior parte da giunchi e carici, crea un ambiente ideale per il Discoglosso - un piccolo anfibio esclusivo della Sicilia simile alla rana - ed il Granchio di fiume). Interessanti sono le pendici settentrionali di Monte Passo di Lupo, dove si trova una parete ricoperta da una pianta di Edera plurisecolare ed alcuni frammenti di un bosco di Leccio e di una sughereta superstite di una foresta anticamente estesa su una vasta area dello Zingaro Alto.
Nella riserva nidificano oltre 40 specie di uccelli, altre vi svernano o vi sostano durante le migrazioni. Qui la regina è L'Aquila del Bonelli (uno di rapaci più rari d'Italia), la cui presenza è stata uno dei principali motivi per l'istituzione della riserva, che si riproduce regolarmente nidificando sulle alte pareti delle zone alte.
Un altro abitante dello Zingaro è la Coturnice di Sicilia - una specie endemica quasi estinta nella provincia di Trapani - che dalla riserva ha cominciato a ripopolare le arre limitrofe. Vi si può incontrare anche lo Scricciolo, l'Occhiocotto, il Passero Solitario, l'Usignolo, lo Zigolo e il Saltimpalo. E' frequente anche l'Istrice la cui presenza è testimoniata dagli aculei che si possono trovare lungo i sentieri meno frequentati.
Altri rappresentanti della fauna della riserva sono la Volpe, la Donnola e l'Allocco (rapace notturno tipico dei boschi che si è adattato perfettamente a questo ambiente), il Coniglio Selvatico, ed alcuni rettili come la Vipera, il Saettone, il Biacco e la Lucertola Siciliana. La presenza dei predatori svolge una funzione equilibratrice tenendo sotto controllo l'incremento delle popolazioni delle specie che vivono nella riserva, specialmente del coniglio e dei serpenti. Il paesaggio sottomarino è un susseguirsi ininterrotto di colori e forme. Nelle pareti rocciose ricoperte da alghe, anemoni e madrepore, nuotano i piccoli pesci dalle livree coloratissime tipici delle rocce del sottocosta. In profondità, dove sono più frequenti le spugne, è possibile trovare alcune isolate colonie di corallo rosso, mentre nuvole di gamberetti simili a schegge di cristallo si librano all'ingresso delle numerose grotte sottomarine. La presenza umana è sempre stata una costante dello Zingaro. Quì l'uomo è sempre vissuto integrandosi con l'ambiente naturale.
Da cacciatore e raccoglitore, ha sviluppato nel corso dei millenni un'attività agricola armoniosamente inserita con l'ambiente, testimoniata dalla presenza degli isolati insediamenti e delle abitazioni legate alle attività economiche. Piante endemiche come la "disa" (Ampelodesma tenax) e la Palma Nana (Chamaerops humilis) detta "scupazzu", sono state utilizzate fino a pochi decenni fa per fare scope, corde e ceste, mentre i Mandorli, i Carrubbi, gli Ulivi, le Viti, i Frassini da manna (estratta per mezzo di incisioni trasversali sulla corteccia del tronco e commercializzata in tutta l'isola come dolcificante e per il suo lieve effetto lassativo) e il Sommacco (da cui si ricavava il tannino per la concia delle pelli) sono stati introdotti in diversi periodi. I primi insediamenti umani risalgono al Paleolitico superiore (60.000- 15.000 a.C.) quando piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori avevano trovato quì un ricco di selvaggina e di piante, e si erano stabiliti nelle tante grotte formatesi nelle falesie alcune centinaia di migliaia di anni prima, per l'erosione del mare quando, durante le varie fasi delle glaciazioni, il livello del mare era più alto.
Grotte che erano già state rifugio dei grandi mammiferi che allora abitavano la Sicilia: Elefanti e Rinoceronti, ma anche Leoni, Cervi, Buoi selvatici e Cinghiali. Tra esse la Grotta grande dello Zingaro, abitata fino a pochi decenni fà da pastori che la utilizzavano come ovile durante i periodi di transumanza. In epoca preistorica era probabilmente un luogo di culto dove si svolgevano pratiche magiche o religiose e in cui, lungo i bordi interni, venivano seppelliti i morti. Al suo interno è stato rinvenuto uno dei complessi funerari più importanti d'Europa del periodo Mesolitico (12.000-8.000 a.C.). Sono stati ritrovati, inoltre, frammenti di ceramica di diverso tipo risalenti al neolitico (5.000-4.000 a.C.), età in cui si ha la nascita dell'agricoltura e si incomincia a praticare la pastorizia, all'età del bronzo (2000 a.C.), del VI secolo a.C. e al periodo romano-bizantino.
La presenza delle abitazioni e delle altre costruzioni sono il simbolo dell'evoluzione umana: il Borgo Cusenza, un gruppo di case rurali nei pressi di Monte Passo del Lupo, e alcuni fabbricati sparsi che si trovano in C.da Sughero e in C.da Zingaro, abitati fino ad alcuni decenni fà e destinati a lavori inerenti all'agricoltura ed alla pastorizia; la Torre dell'Uzzo, sulla costa nella C.da omonima, costruita nel '500 con funzioni di militari, a cui in seguito si sono addossate piccole abitazioni di uso agricolo; la Tonnarella dell'Uzzo, attiva fino al secolo scorso con funzioni di appoggio alla più importante tonnara di Scopello.
Magnificamente organizzata dal punto di vista della fruizione (sentieri con precise indicazioni, rifugi, punti-acqua, aree attrezzate, musei, parcheggio auto, etc), la riserva e visitatele solamente a piedi, non esistendo al suo interno strade carrabili. Proponiamo di seguito, in maniera succinta, tre percorsi che riteniamo i più rappresentativi dei vari aspetti dello Zingaro: il primo si snoda interamente lungo la costa, tra l'ingresso Sud-Est (versante Sco-pello) e l'ingresso Nord (versante San Vito); il secondo interessa per meta il precedente per poi inoltrarsi in una delle zone dello Zingaro alto e far ritorno al mare; il terzo, infine, il più impegnativo, e praticamente un tour completo, interessando sia la costa che l'intera parte alta della Riserva. Tutti i sentieri sono ben supportati da adeguata segnaletica.
1° percorso (sentiero principale): ingresso Sud-Est (vers. Scopello), Punta della Capre-ria, Cala del Varo, Cala Disa, Zingaro, Cala Marinella, Tonnarella dell'Uzzo, ingresso Nord.
Lunghezza sette chilometri circa, andamento pianeggiante, durata 2/3 ore, rifornimenti d'acqua ai rifugi Capreria, del Varo ed Uzzo.
2° percorso (mare-monti): ingresso Nord, Tonnarella dell'Uzzo, Rifugio Uzzo, Torre dell'Uzzo, Grotta dell'Uzzo, Marinella, Contrada Sughero, Baglio Cusenza, Canalone e Grotta Mastro Beppe Siino, Rifugio Uzzo, ingresso Nord.
Lunghezza sette chilometri circa, durata 3/4 ore, andamento misto, rifornimenti d'acqua al rifugio dell'Uzzo, pozzo in c.da Sughero, abbeveratoio a Baglio Cusenza.
3° percorso (Zingaro Alto): ingresso Sud, Baglio Cusenza, Contrada Sughero, Monte Passo del Lupo, Portella Mandria nuova, Pizzo Aquila, Monte Speziale, Pianello, Monte Scardina, Pizzo Passo del Lupo, Pizzo Corvo, Marinella, ingresso Sud.
...Castellammare del Golfo sorge ai piedi del Monte Inici, al centro dell'ampio golfo che da Capo Rama si estende fino alla punta di San Vito, e che prende il nome proprio dalla bella cittadina marinara. Il nome deriva da "Castrum ad mare", un'antico fortilizio saraceno costruito su un torrione preesistente, poi ampliato, nel '500, a difesa delle frequenti incursioni dei pirati. Sede dell'approdo commerciale di Segesta - era "l'emporium segestanorum" dei Romani.
Castellammare vede il suo primo sostanziale ampliamento con gli Arabi. Durante il periodo musulmano, infatti, ribattezzato col nome di "Al Madarig" (cioè "le scale"), l'abitato viene fortificato e protetto, fino a diviene uno dei capisaldi del sistema difensivo della Sicilia occidentale. Con la conquista normanna e, successivamente, con gli Svevi, gli Angioini e gli Aragonesi, Castellammare torna ad assumere l'antica funzione di nodo strategico-commerciale per l'esportazione del grano verso tutto il regno, ruolo che si consolida tra il '400 e il '500 con l'insediamento della tonnara e del caricatore. Il 1560 segna un'altra importante svolta nella storia della città: Pietro de Luna, allora possessore di Castellammare e delle sue terre, fonda, addossato al castello, il primo borgo feudale (il nucleo originario dell'attuale paese).
Successivamente l'abitato viene protetto da una solida cinta di mura e circondato da un fossato. Più tardi, tra il settecento e l'ottocento, la grande espansione demografica porta la città ad ampliarsi fino alle pendici del monte Inici.
Castellammare del Golfo è conosciuta per il suo inestimabile patrimonio ambientale e paesistico. Un territorio costituito da una bellissima costa, a ridosso della quale si elevano, in una spettacolare scenografia naturale, i rilievi montuosi dei monti Inici e Spàragio, in parte ricoperti da boschi. Contrapposta alla bella e ampia spiaggia sabbiosa che si estende ad est del paese, la costa occidentale si presenta fortemente frastagliata. Rocce che cadono a picco, scogli, stupende insenature, calette e grotte accessibili solo dal mare fanno da cornice ad un mare limpido e pescoso.
E' un ripetersi di meravigliosi angoli di paesaggio coperti ancora dai residui dell'originaria macchia mediterranea: la punta, gli scogli e la grotta grande di Cala Bianca, Cala Rossa, la Baia di Guidaloca ed infine, quasi ai margini della Riserva dello Zingaro, Scopello con i suoi suggestivi faraglioni, uno dei posti più belli del Mediterraneo.
Nel cuore della Castellammare del Golfo antica, in piazza Matrice, si erge La chiesa Madre la cui struttura attuale risale al 1726. Realizzata a tre navate dall'architetto Giuseppe Mariani e dedicata a S. Maria del Soccorso, custodisce alcune interessanti opere d'arte: gli affreschi settecenteschi di Giuseppe Tresca, alla volta e alle pareti del coro, raffiguranti episodi del Vecchio Testamento; una seicentesca acquasantiera in marmo rosso con fonte battesimale; una bella tela di Orazio Ferraro, il Crocifisso tra i Ss. Pietro e Andrea (1695); e la statua in maiolica della Madonna del Soccorso (1559), forse dei trapanesi Giovanni Maurici e Giovanni D'Antoni, da alcuni attribuita alla scuola di Luca della Robbia. In un piccolo spiazzo di via Ponte Castello troviamo la cinquecentesca chiesetta della Madonna del Rosario, detta "di l'agnuni" (cioè del cantuccio), con il portale decorato, nel timpano, da un elegante bassorilievo raffigurante La Madonna col Bambino tra Santi e Crocifisso
La tradizione vuole che la chiesa, costruita sicuramente prima del 1432, sia stata edificata nel 1093 dagli stessi conquistatori Normanni. Il Castello si eleva sul piccolo promontorio a fianco del porto. Fino al XIV secolo era collegato al resto dell'abitato per mezzo di un ponte levatoio. Rimaneggiato in diversi periodi dai Normanni e dagli Svevi, fu riedificato nel '300 dagli Aragonesi che lo separarono dalla terraferma con il taglio dell'istmo. Conserva ancora una delle torri originarie, detta "dell'Artiglieria", costruita nel 1586, e due bifore tompognate sul lato est. Di notevole interesse storico sono due edifici di Cala Marina: il Baglio Costamante, per secoli fulcro delle attività della tonnara, e la chiesetta di Maria SS. Annunziata, citata in un documento del 1590.
Altrettanto importanti sono, nel centro della città, la seicentesca chiesa di S. Maria degli Agonizzanti, con annesso il convento dei Padri Crociferi (1659) oggi adattato a centro culturale, la cinquecentesca chiesa della Madonna delle Grazie (1605), nella piazzetta a fianco alla villa comunale, al cui interno custodisce un interessante dipinto su lavagna (XVIII sec.) raffigurante una Madonna col Bambino, incorniciato in una elegante ancona marmorea, e, nella via Francesco Crispi, la chiesa di S. Giuseppe, edificata nel 1885. Nel corso Garibaldi troviamo la bella chiesa di S. Antonio da Padova, già esistente nel 1644, che conserva un pregiato organo degli inizi del '900, e la chiesetta del Purgatorio costruita prima del '400, al cui interno si trovano alcuni interessanti dipinti seicenteschi e settecenteschi.
L'entroterra castellammarese è ricco di importanti testimonianze della storia locale. Resti di antiche fortificazioni, torri di avvistamento e vecchi bagli, interessanti esempi di architettura rurale del passato, un tempo centro di tutte le attività agricole. In località Ponte Bagni, sul pianoro che domina la gola rocciosa al cui interno sgorgano le sorgenti del fiume Caldo, un tempo sede delle antiche Terme Segestane, si trovano i resti del castello di "Calathamet" - il "castello dei bagni" - edificato dagli Arabi su una originaria fortificazione elima e ricostruito in epoca sveva. Da Ponte Bagni si raggiungono i ruderi del castello di Inici, costruito nei pressi di una antica colonia sicano-elima e centro, nel medioevo, di una vasta comunità di contadini e pastori.
Anche il Castello di Baida, che troviamo in un declivio a sud del M. Sparagio, e che fu sede di un casale arabo, sembra sia sorto nei pressi di un antichissimo insediamento elimo. Lo testimonia il corredo funerario di alcune tombe rinvenute in una località vicina. Anche se in parte distrutto nel terremoto del 1968, il castello, tutt'ora abitato, conserva i quattro torrioni rettangolari ed una parte del muro merlato originario. Il portone è decorato da un arco a tutto sesto sul quale una iscrizione in latino ricorda la visita Ferdinando III di Borbone durante una delle sue partite di caccia.
Descrizione ufficiale (+)